DOMENICA 16 SETTEMBRE 2012
GITA AL PASSO DEL TOMARLO
Gita in moto Passo del Tomarlo Domenica 16 Settembre 2012
Partecipanti 6: Andrea Colombo (Honda Dauville; moto appoggio) - Stefano Bianchessi (R1 ’99) – Lino Devito (R6 ’06) – Antonio, cugino di Lino (BMW) – Roberto Gallo (FZ1) – Pier Paolo Spinelli (Triumph Street Triple 675).
Ci ritroviamo in 5 a Castiraga, dal Vanilla Cafè partiamo puntualissimi alle 9,30 e tutti perfettamente benzinati; direzione Castel San Giovanni, dove raccatteremo Roberto che ci aspetta alla solita rotonda.
Con il gruppo al completo ci dirigiamo a Castell’Arquato; la giornata è meravigliosa, non una nuvola in cielo e una temperatura perfetta, da una minima mattutina di 16°, ad una massima prevista di 26°. Decidiamo di non fermarci più fino a Bardi. La strada da Castell’Arquato a Bardi è molto curvilinea, quindi una goduria; peccato, in molti punti è quasi sterrata e l’asfalto è reso infido dalla sabbiolina; precediamo quindi ad una andatura prudenziale. Il panorama è mozzafiato e il sole esalta i colori della natura. Ad un certo punto, proprio prima di una bifocazione il Gallo decide di passare al comando sbagliando strada, probabilmente voleva andare al mare, perché prende per Chiavari. Noi 5 ci si ferma al bivio e aspettiamo che ritorni in carreggiata. Infatti di lì a 10 minuti, accortosi finalmente che era rimasto solo, lo vediamo riapparire e, con un sospiro di sollievo, riprendiamo la retta via.
Non ci fermiamo a Bardi ma pensiamo di fare una sosta a Ponteceno, dove c’è un meraviglioso ristorantino. Raggiuntolo ci accorgiamo con dispiacere che è chiuso. Siamo ai piedi della famosa e strepitosa salita che porta al Passo del Tomarlo. Gasatissimi perché fra pochi chilometri avremmo percorso una delle strade motociclistiche più belle del mondo (e non sto esagerando), proseguiamo, convinti poi di raggiungere Santo Stefano D’Aveto, dove veramente avremmo fatto la nostra agognata sosta culinaria. Bene, da Ponteceno giungiamo ad Anzola dove inizia la libidine asfaltata. Dopo 11 chilometri di salita spettacolare raggiungo il Passo del Tomarlo; poco dopo mi raggiungono Lino e Stefano. Aspettiamo gli altri 3. Passa troppo tempo e Lino non riesce a telefonare al cugino Antonio, nessun telefono ha campo. Decido di ridiscendere, anche perché sia Lino che Stefano sono a corto di benza. Scendo fino alle prime case di Anzola e, dopo aver incrociato Antonio che stava risalendo, mi accorgo che nei pressi di un tornante c’è del trambusto. Mi fermo per scoprire ahimè che Roberto era caduto; Andrea era lì con lui e Antonio stava risalendo per avvisarci. Nella sfortuna dell’accaduto, scopriamo che Roberto è soccorso da una famiglia di persone gentilissime che gli prestano le prime cure del caso e chiamano l’ambulanza. Ci invitano a casa loro e ci raccontano che ogni settimana raccolgono qualche motociclista su quel tornante; hanno una villetta, all’interno della curva e immaginatevi un po’ che prestano soccorso nonostante loro siano lì per godersi un po’ di meritato riposo e, soprattutto, silenzio (trovo che siano dei santi). Fortunatamente Roberto, dopo le cure dei sanitari è in grado di riprendere. Ma ci sarebbe la moto da sistemare; tutto ciò che sta sul lato sinistro è grattato e si è rotta la leva del cambio. Nessun problema, dice il proprietario della casa, abbiamo un’officinetta completa di tutto, perché non provate a sistemarla?!?. Detto fatto, con l’aiuto di Lino, che nel frattempo ci aveva raggiunti insieme a Stefano (erano riusciti a fare benzina ed erano ridiscesi a loro volta); si costruisce una leva casareccia che funziona perfettamente.
Tutto è bene ciò che finisce bene (…magari!), si riprende il giro e tutti quanti risaliamo il Tomarlo e ci dirigiamo a Santo Stefano D’Aveto, con “solo” 3 ore di ritardo sulla tabella di marcia.
Prima di arrivarci si fa benza, così siamo tutti a posto.
La giornata ci avrebbe serbato un’ulteriore sorpresa; durante il rifornimento, ad Andrea si spezza in 2 la chiave dell’accensione, che chiaramente apre anche il tappo del serbatoio e i bauletti. Ovviamente non aveva la 2° chiave e quindi??? Facciamo tentativi di ogni genere per aprire il tappo, ma poi la chiave rotta sarebbe servita a far ripartire la moto? Nel dubbio e con l’aggravante che il pezzo di chiave rotta non sarebbe stato più recuperabile una volta inserita nel blocchetto dell’accensione, Andrea decide di attaccarsi al telefono per convincere qualche anima pia a raggiungerci con la 2° chiave. Dopo numerose chiamate, convince suo genero, che parte da casa con la macchina e con la chiave. Noi tutti ad aspettarlo al bar di Santo Stefano; quanto meno possiamo rifocillarci. Dulcis in fundo, il tempo atmosferico si mette al peggio, sembrava volesse piovere; sarebbe stato veramente troppo. Per fortuna col passare delle ore, come si era rannuvolato, si riapre, ma scende un bel freschino. Noi lì, inchiodati al bar, a fare da supporto morale ad Andrea e ad aspettare l’arrivo del salvatore con la chiave, al grido di: “siamo partiti in 6 e in 6 torneremo!!!”
Alle 18,00, la chiave non era ancora arrivata ed Andrea, mosso da pietà nei nostri confronti, ci convince (non ha fatto molta fatica) che sarebbe stato meglio per noi partire, tanto il genero sarebbe arrivata di lì a poco. A Malincuore perché ci sembrava di abbandonare il nostro compagno di avventura, ripartiamo. Raggiungiamo Marsaglia, poi Bobbio, evitiamo accuratamente il Penice. Ormai era quasi buio e alcuni di noi avevano la visiera scura e il sottoscritto aveva lasciato la felpa chiusa nel bauletto della moto di Andrea, che, senza chiave, non si poteva aprire, quando si dice il cu..o! Poco prima di Castel San Giovanni abbiamo salutato Roberto che, un po’ malconcio ha raggiunto la sua casa. Ci siamo diretti infine verso Milano e via via ci siamo lasciati un po’ stanchi ed infreddoliti, ma contenti di aver passato, nonostante tutto, una giornata motociclistica insieme.
Concludendo, Roberto ha riportato la frattura di qualche osso non ben specificato della mano sx, una costola incrinata e qualche dannuccio alla moto, nonché all’abbigliamento che lo ha comunque protetto egregiamente. Andrea, dopo aver ricevuto dal genero la chiave è ripartito per casa dove è arrivato a sera inoltrata.
Chiedo scusa per il racconto un po’ prolisso ma mi sembrava giusto rendere partecipi tutti quanti di questa nostra “indimenticabile” Domenica.
Lupo Grigio